lunedì 27 giugno 2016

«Giordano» di Andrea Caterini. Un caso di rinascita attraverso la Letteratura

Diego era uno studente universitario, appassionato di letture impegnate, avvezzo alle scorribande con i coetanei e alle ubriacature, leggermente snob come tale spesso risulta chi sa tanto perché tanto legge e tanto impara. Adesso, a distanza di una decina d'anni dai fatti, è un uomo ancora giovane, ma ha acquisito quella maturità e quella saggezza che gli sono state verosimilmente trasmesse proprio dalle humanae litterae, per usare un'espressione verbale che viene spesso (e a ragione stando alla radice) associata all'humus di cui l'uomo è fatto. Decide dunque di rivivere le sofferenze che hanno segnato la vita del padre: il fallimento di un'attività artistico-commerciale (per Giordano quella del fabbro è un'arte per la quale sa di possedere un autentico talento), la malattia giunta di colpo e poi ripresentatasi ricorsivamente e ossessivamente nell'animo impaurito dell'uomo, la crisi del proprio matrimonio con una donna profondamente amata e desiderata, il senso di deprimente immobilità insito in un lavoro di ripiego, compiuto negli inferi di una sotterranea rimessa per auto di ogni tipo. Diego, violentandosi, soffrendo, facendosi male, sceglie di rivivere sulla propria pelle, nella propria anima, tutto il dolore di quel padre che egli non ha saputo comprendere all'epoca dei fatti, e verso il quale ha talvolta manifestato un certo sprezzante snobismo dovuto alla presunzione tipica del brillante studioso di Lettere e di Filosofia. Ma - e qui risiede il nucleo magnifico del suo scritto - scegliendo di rivivere i tormenti paterni, compie un atto d'infinito amore: riesce a "ripagare" umanamente Giordano. Ed è facile e bello potere immaginare che Giordano sia fiero di Diego perché Diego è il più bel traguardo raggiunto nella propria vita.

A partire dalle primissime pagine, che si aprono con un incipit capace di inchiodare subito l'attenzione del lettore e di spingerlo a consumare l'atto della lettura con lo stesso ritmo incalzante col quale il libro stesso appare scritto, ci si trova proiettati in un ambiente chiuso: una sorta di carcere esistenziale in cui si rifugia l'uomo che sente di avere fallito. Ma la vita è scritta nel nome stesso di Giordano, che è peraltro quello del fiume in cui il Precursore battezzò Cristo. L'acqua di una provvidenziale pioggia scrosciante farà il resto. La rinascita è vicina. Inizia a desiderarla Giordano. La vuole per lui Diego che, quasi assolvendo al ruolo di un nuovo Precursore, usa la parola per somministrare al padre il battesimo della salvezza. Perché la Letteratura ha il potere di risarcire ed è capace di fare rinascere a nuova vita.

Ivo Flavio Abela