Pur non essendo un mutiano sfegatato, ammetto che questa produzione di «Moïse et Pharaon» di Gioacchino Rossini, che inaugurò la stagione scaligera 2003-2004 (all'epoca momentaneamente trasferita al Teatro degli Arcimboldi), è davvero bella.
Splendida, raffinatissima e appassionata la direzione mutiana, in cui delicatezza e tenerezza interpretative aprono nuovi orizzonti sulla già splendida partitura rossiniana (ogni tanto bisogna dare a Muti quel che è di Muti, nonostante la sua a volte discutibile dittatura ventennale in quel della Scala).
Egregio il cast vocale con una Sonia Ganassi vocalmente vellutata, precisa nella dizione, spericolata nella cabaletta fiorita, un Giuseppe Filianoti (all'epoca) splendido che affonda con agio nelle note baritonali e si scaglia luminosamente verso gli acuti più acuti (che gran peccato che solo sette anni dopo - oggi cioè - qualcosa sembri non funzionare più così bene), un Ildar Abdrazakov che unisce alla raffinatezza del canto italo-francese la sua voce da basso tipicamente russo. Solo Barbara Frittoli deficita insomma.
Bella la regia di Luca Ronconi che crea un'atmosfera quasi da tragedia greca, affidando alla musica e alla parola il compito di creare l'azione vera e propria.
E qui la famosa preghiera di Moïse, che noi siamo avvezzi a conoscere come «Dal tuo stellato soglio».
Ivo Flavio Abela
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