giovedì 5 maggio 2011

Vergheide

La Provvidenza in vizziniano ponto,
Tra 'l Capo de' Mulini e i faraglioni,
Inabissossi (roba da coglioni),
Quale Argo pagante ai ghiacci il conto.

E 'l Verga rusticano appare tonto,
Se carica il vasel non con milioni
Di rare gemme o di decapodoni,
Ma di leguminose sanza sconto.

E 'l Verga sol di nespole s'intende,
Di zappa e vanga e non di vela o fiocco:
I marinai trezzan son contadini.

Per lui però carriera il volo prende:
Negli atenei di premi v'è trabocco.
Non lo guardar, se cerchi masculini.

Ivo Flavio Abela


È la ricodifica sottoforma di sonetto (e in una lingua che prova a fare il verso a quella di noti poeti italiani) del seguente commento pubblicato dal prof. Tino Vittorio sulla sua pagina facebookiana (echeggiato peraltro nel suo libro: «Storia del mare. Questione meridionale come questione mediterranea»):

«Il mare di Vizzini dove per fare una bracciata (da Acitrezza a Capomulini) la Provvidenza s'inabissò come il Titanic tra i ghiacci. Il tutto per un carico di lupini che non erano aragoste né diamanti di contrabbando, ma alimento per porci che non valeva nulla. I marinai di Verga sono dei cretini o Verga è/era un cretino fertilissimo che produce cattedre, riconoscimenti universitari, stipendi e ... professori veri, anzi veristi! E 'na masculina in tutto quel romanzo non si vede!».