mercoledì 2 ottobre 2013

Maxime Qavtaradze: l'ultimo stilita

Non poteva mancare sul mio blog un testo dedicato a Maxime Qavtaradze, la cui storia - prima diffusa dalla CNN, poi rimbalzata da un blog all'altro - m'attrae parecchio (del resto è noto a chi mi conosce il mio interesse per la Chiesa Ortodossa). Il testo che segue è una traduzione alquanto adattata di quello diffuso dai blog in lingua straniera.


Maxime Qavtaradze vive davvero vicino al cielo. L'anziano monaco cinquantanovenne trascorre i suoi giorni in cima ad un pilastro roccioso in Georgia e percorre una scala di centotrentuno piedi per allontanarsi dalla sua altissima casa e farvi ritorno, come riferisce la CNN. Il fotografo Amos Chapple è salito sulla rupe per fotografare alcuni momenti della sua vita.

Da molto tempo la rupe di Katskhi è venerata dagli abitanti del luogo, sebbene sia disabitata all'incirca dal 1400. Quando alcuni scalatori vi salirono per la prima volta dopo secoli, cioè nel 1944, trovarono le rovine di una chiesa e le ossa (risalenti a seicento anni prima) dell'ultimo stilita che vi era vissuto. Si pensa che la tradizione degli stiliti sia iniziata nel 423, quando San Simeone il Vecchio scelse di vivere alla sommità di un pilastro roccioso in Siria per evitare le tentazioni del mondo, ma fin da allora tale pratica cadde in disuso.

Qavtaradze è comunque un devoto "moderno". 
Sebbene isolato, non è un eremita integrale se è vero che scende dalla rupe una o due volte alla settimana per dare consigli ai giovani che giungono, in cerca del suo sostegno, presso il monastero situato ai piedi della rupe stessa. Del resto una volta era uno di loro. Sebbene adesso egli abiti in cima al mondo, Qavtaradze ebbe la sua vocazione in una fase della sua vita in cui toccò letteralmente il fondo: era appena uscito dalla prigione. Vi aveva trascorso un periodo dopo essersi dato all'alcool e avere pure spacciato droga, come spesso fanno alcuni giovani.

Pronunciò i voti nel 1993 e lavora da quindici anni alla ricostruzione del complesso comprendente il monastero, la cappella e l'eremo, come narrano i produttori de «Lo Stilita», un documentario relativo a Qavtaradze e alla sua comunità. Si tratta di un film indipendente diretto da Stephen Riehl. Ecco alcune delle fotografie scattate da Chapple:


Qavtaradze osserva la vista dalla cima della rupe di Katskhi.
Solitamente dice: «È qui in alto e nel silenzio che si può sentire la presenza di Dio»

La rupe è alta circa quaranta metri

Qavtaradze legge all'interno del suo rifugio in cima alla rupe.
Per i primi due anni egli era solito dormire in una sorta di frigorifero
per proteggersi dalle condizioni meteorologiche,
ma adesso ha un letto su cui riposare

Il suo posto preferito sulla rupe
(talvolta il monaco può essere scorto da terra)

Sergo Mikhelidze e un amico spediscono al monaco il pranzo mediante una carrucola

Qavtaradze compie la salita di venti minuti verso la cima della rupe
dopo avere pregato insieme ai fedeli
nel monastero ai piedi della rupe stessa.
Il giorno in cui egli diverrà troppo debole per usare la scala,
rimarrà sulla rupe fino alla morte (lo ha già deciso)

Sergo Mikhelidze e Irakli Kurashvili pregano nel loro dormitorio,
situato ai piedi della rupe.
Mikhelidze sta pensando di diventare monaco o sacerdote
e vive nel monastero da tre anni per maturare la giusta decisione

L'interno della cappella che si trova in cima alla rupe

Qavtaradze lavorava come gruista sotto il regime sovietico
e dunque non ha mai temuto i luoghi alti,
cosa che adesso gli torna particolarmente utile

Il sole tramonta sulla chiesa e sul monaco

La cripta sotto la cappella contiene le ossa dello stilita
che nel corso del XV secolo scelse il luogo come propria sede

Qavtaradze vuole che i suoi resti vengano posti nella stessa cripta,
quando egli sarà morto
(questi sono ovviamente i resti dello stilita qui vissuto nel XV secolo)

Alla base della rupe si trova una cappella dedicata a San Simeone,
ritenuto il primo stilita.
Qui alcuni giovani alla ricerca di serenità interiore
si radunano per cercare sostegno morale.
A loro viene richiesto di pregare continuamente per sette ore al giorno
se vogliono tentare di rimanere presso la comunità religiosa

Irakli Kurashvili, divorziato all'età di ventidue anni,
giunse al monastero per trovarvi la misericordia di Dio e la saggezza di Qavtaradze.
Egli afferma:
«Maxime ha fatto tanto per me.
Adesso è tardi per diventare monaco come Maxime,
ma sto valutando la possibilità di diventare sacerdote»

Le montagne circondano la rupe che è considerata sacra fin dai tempi precristiani

Qavtaradze davanti al suo modesto rifugio

Tramonto sulla rupe



Le fonti delle notizie fin qui riportate:

http://www.huffingtonpost.com/2013/09/19/katskhi-pillar-monk-georgia-maxime-qavtaradze_n_3950192.html
http://orthodoxologie.blogspot.it/2013/09/un-stylite-en-georgie.html

Ivo Flavio Abela