giovedì 25 dicembre 2025

Maxime Qavtaradze ultimo stilita

Non poteva mancare sul mio blog un testo dedicato a Maxime Qavtaradze, la cui vicenda - prima diffusa dalla CNN, poi rimbalzata da un blog all'altro - è davvero singolare (ma non certo per me).


Maxime Qavtaradze è vissuto davvero vicino al cielo fino al 2015. L'anziano monaco trascorreva i suoi giorni in cima ad un pilastro roccioso in Georgia e percorreva una scala di centotrentuno piedi per allontanarsi dalla sua altissima casa e farvi ritorno, come riferiva la CNN. Il fotografo Amos Chapple era salito sulla rupe per fotografare alcuni momenti della vita dell'eremita.

La rupe di Katskhi, 200 km a ovest della capitale georgiana Tbilisi, è venerata dagli abitanti del luogo, sebbene fosse disabitata all'incirca dal 1400. La chiamano anche "Pilastro della vita". Quando alcuni scalatori vi salirono per la prima volta dopo secoli, cioè nel 1944, trovarono le rovine di una chiesa e le ossa (risalenti a seicento anni prima) dell'ultimo stilita che vi era vissuto. Si pensa che la tradizione degli stiliti sia iniziata nel 423, quando San Simeone il Vecchio scelse di vivere alla sommità di un pilastro roccioso in Siria per evitare le tentazioni del mondo, ma fin da allora tale pratica cadde in disuso. La rupe di Katskhi è stata studiata soprattutto a partire dal 1999 e dal 2009 il santuario è in restauro grazie al governo della Georgia. Esso comprende una chiesa, una cripta, alcune celle di eremitaggio e una cantina, per un'estensione totale di circa 150 metri quadrati (guardando la sommità della rupe da lontano, non si penserebbe a un'estensione tale). Peraltro Katskhi è un antichissimo luogo di culto: nel 1946 alcuni storici vi individuarono tracce di devozione, testimoniate dalla sopravvivenza di una croce, risalenti al V sec., e resti di una chiesa dell'XI sec. 

Qavtaradze è stato comunque un devoto "moderno". 
Sebbene isolato, non era un eremita integrale, se è vero che scendeva dalla rupe una o due volte alla settimana per dare consigli ai giovani che giungevano, in cerca del suo sostegno, presso il monastero situato ai piedi della rupe stessa. Del resto una volta era stato uno di loro. Sebbene adesso egli abitasse in cima al mondo, Qavtaradze aveva avuto la sua vocazione in una fase della sua vita in cui aveva toccato letteralmente il fondo: era appena uscito dalla prigione. Vi aveva trascorso un periodo dopo essersi dato all'alcool e avere pure spacciato droga, come spesso fanno alcuni giovani.

Pronunciò i voti nel 1993 e dal 1997 circa iniziò a lavorare alla ricostruzione del complesso comprendente il monastero, la cappella e l'eremo, come narrano i produttori di «Lo Stilita», un documentario relativo a Qavtaradze e alla sua comunità. Si tratta di un film indipendente diretto da Stephen Riehl.

Oggi una comunità di monaci vive sotto alla rupe. Quotidianamente essi raggiungono la vetta mediante la stessa scala che usava Maxime. Dicono che il "pellegrinaggio" quotidiano, che li porta a pregare sulla cima, li avvicini particolarmente a Dio. Essi sono gli unici ai quali sia concesso scalare la rupe, sebbene i lavori avviati a partire dal 2009 potrebbero essere finalizzati a favorire l'ascesa anche di tutti coloro che ne faranno richiesta, ma non alle donne alle quali la visita alla sommità rimane interdetta. Sembra, tuttavia, che già esista la possibilità, per i fedeli, di salire fino a un primo livello della rupe, dove pare sia stata creata una sorta di zona di sosta scavata nella roccia. Rimane ancora un mistero il modo in cui la roccia sia stata scalata dai primissimi monaci e come sia stata costruita la chiesetta alla sua sommità.

Ecco alcune delle fotografie scattate da Chapple:

Qavtaradze osserva la vista dalla cima della rupe di Katskhi.
Solitamente diceva: «È qui in alto e nel silenzio che si può sentire la presenza di Dio»

La rupe è alta circa quaranta metri

Qavtaradze legge all'interno del suo rifugio in cima alla rupe.
Per i primi due anni egli era solito dormire in una sorta di frigorifero riadattato e rifunzionalizzato
per proteggersi dalle condizioni meteorologiche,
ma poi ebbe un letto su cui riposare

Il suo posto preferito sulla rupe
(talvolta il monaco poteva essere scorto da terra)

Sergo Mikhelidze e un amico spedivano solitamente al monaco il pranzo mediante una carrucola

Qavtaradze compiva la salita di venti minuti verso la cima della rupe
dopo avere pregato insieme ai fedeli
nel monastero ai piedi della rupe stessa.

Sergo Mikhelidze e Irakli Kurashvili pregano nel loro dormitorio,
situato ai piedi della rupe.
Mikhelidze, ai tempi in cui Maxime viveva sulla rupe, stava pensando di diventare monaco o sacerdote
e viveva nel monastero dal 2009 per maturare la giusta decisione

L'interno della cappella che si trova in cima alla rupe

Qavtaradze lavorava come gruista sotto il regime sovietico
e dunque non temeva i luoghi alti,
cosa che qui gli tornava particolarmente utile

Il sole tramonta sulla chiesa e sul monaco

La cripta sotto la cappella contiene le ossa dello stilita
che nel corso del XV secolo scelse il luogo come propria sede

Qavtaradze vuole che i suoi resti vengano posti nella stessa cripta,
quando egli sarà morto
(questi sono ovviamente i resti dello stilita qui vissuto nel XV secolo)

Alla base della rupe si trova una cappella dedicata a San Simeone,
ritenuto il primo stilita.
Qui alcuni giovani alla ricerca di serenità interiore
si radunano per cercare sostegno morale.
A loro viene richiesto di pregare continuamente per sette ore al giorno
se vogliono tentare di rimanere presso la comunità religiosa

Irakli Kurashvili, divorziato all'età di ventidue anni,
giunse al monastero per trovarvi la misericordia di Dio e la saggezza di Qavtaradze.
Egli affermava:
«Maxime ha fatto tanto per me.
Adesso è tardi per diventare monaco come Maxime,
ma sto valutando la possibilità di diventare sacerdote»

Le montagne circondano la rupe che è considerata sacra fin dai tempi precristiani

Qavtaradze davanti al suo modesto rifugio

Tramonto sulla rupe

E qui qualche altre due foto reperite sul web:



Ivo Flavio Abela