S’è già detto che la donna frequentava i postriboli dell’Urbe, ma anche gli angoli più loschi delle strade romane, pur di procurarsi gli uomini per i quali nutriva un’attrazione fortissima. Un giorno conobbe colui che Tacito avrebbe definito «il più bel giovane di Roma», cioè il console Caio Silio: guai a se stessa se l’avesse lasciato scappare. La moglie del prescelto, Giulia Silana, era pure nota per i tradimenti perpetrati ai danni del console, per cui non costituiva un ostacolo. Semmai ciò avrebbe spinto a maggior ragione il console tra le braccia di Messalina. Caio Silio, poi, aveva ottime ragioni per nutrire rancore verso la famiglia imperiale: l’omonimo padre era stato costretto ad ammazzarsi da Tiberio, zio di Claudio e imperatore dal 14 al 37. Inoltre il console lamentava il fatto che Claudio non l’avesse mai considerato, nonostante gli anni di servizio militare condotti con onore e la vittoria riportata su Sacroviro. Anche Claudio aveva motivi per detestare Silio. In particolare lo odiava da quando il console si era prodotto in una battuta contro di lui: profondendosi Claudio, in senato, in uno dei suoi soliti discorsi, citò alcune parole del poeta Orazio relative alle limpide acque del fiume Xanthus, in cui «Apollo amava intingere le chiome». Era poi passato a parlare del melmoso fiume Rodano. Silio aveva allora aggiunto, ricordando un celeberrimo bagno cui Claudio era stato in modo umiliante costretto da Caligola nello stesso fiume, le parole «in cui ama intingere la chioma Claudio». La sortita aveva fatto esplodere in sonore risate i senatori: per Claudio fu una ferita narcisistica inguaribile.
Messalina sedusse Silio e lo fece divorziare dalla moglie. Silio era attratto da Messalina, ma sapeva pure che, se mai si fosse sottratto alla sua corte, sarebbe stato eliminato mediante una condanna a morte per futili motivi. Messalina intendeva inoltre passare a nuove nozze con Silio dopo avere divorziato dal proprio coniuge, ma avrebbe continuato a tenere sott’occhio il trono, l’avrebbe sottratto a Claudio, facendo sì che imperatore diventasse Silio. Ma come realizzare tutto ciò?
Una mattina Messalina disse a Claudio di avere sognato cose terribili e di essersi rivolta agli indovini. Essi le avevano riferito che l’uomo a lei legato mediante il vincolo del matrimonio sarebbe perito di morte violenta entro un mese. La soluzione – diceva Messalina – era la seguente: Claudio avrebbe dovuto ripudiare Messalina e tenerla lontana da sé finché non fosse passato il mese previsto dagli indovini. Quindi l’avrebbe risposata. Claudio le ricordò che la legge matrimoniale impediva a un uomo di risposare la moglie che aveva prima ripudiato, a meno che la donna non avesse intanto contratto un altro matrimonio e poi divorziato. «Ma dove sta il problema?» disse lei. «Troverò un uomo che, dopo il tuo ripudio, mi sposi e resti mio marito per il tempo necessario. Quindi divorzierò da lui ed io e te potremo risposarci». Claudio approvò la soluzione e iniziò a proporre alcuni probabili nuovi sposi, ma per Messalina l’unico nome plausibile fu quello di Caio Silio. Ella si finse vittima sacrificale: avrebbe immolato se stessa in quel rito tragicomico, dal quale la sua fama sarebbe uscita certo disonorata. Ma per salvare il suo Claudio questo ed altro.
Claudio aveva promesso che sarebbe stato presente, come pontefice, alle nozze di Messalina e di Silio. Senonché, mentre si trovava ad Ostia per presenziare all’inaugurazione di un granaio, ricevette un messaggio da Calpurnia, la cortigiana che gli era più fedele. Gli riferiva che Messalina aveva preso marito senza attenderlo: aveva anticipato la data del matrimonio con Silio in modo che coincidesse con l’inaugurazione del granaio ostiense, per essere sicura che Claudio fosse lontano. Stando poi a Tacito, ella aveva sposato Silio nel modo più ritualmente regolare: alla presenza di un officiante, offrendo libagioni e sacrificando agli dèi. Aveva poi offerto un lauto banchetto ispirato ai più sfrenati costumi dionisiaci: attorno agli invitati quantità enormi di uva venivano messe ai torchi, il vino scorreva a fiumi e la stessa sposa, indossando una corta tunica che le lasciava scoperto il seno e agitando un tirso, s’era data alla frenesia delle danze orgiastiche, non dimenticando di abbracciare e baciare più volte il novello sposo. S’era poi ritirata con lui nell’alcova. Insomma quello era stato un matrimonio vero: altro che una pantomima per esorcizzare i risvolti tragici di un vaticinio.
Claudio inizialmente non vide nulla di strano in quelle nozze. Pensò d’avere memorizzato male la data del matrimonio di Messalina e Silio. Ma Narciso, un liberto che risiedeva presso Calpurnia e che aveva intuito i piani dell’imperatrice, riferì a Claudio che tutti a Roma sapevano che Messalina aveva contratto nozze legittime con Silio. Ciò avrebbe significato per Claudio uno scacco irreparabile agli occhi del popolo, che avrebbe cominciato a parteggiare per la nuova coppia. Gli occhi di Claudio si aprirono: nominò lo stesso Narciso comandante della propria guardia che in breve si trovò a Roma, dopo avere coperto a piedi le diciotto miglia che separano l’Urbe da Ostia.
Mentre ancora si svolgeva il dionisiaco banchetto nuziale, un invitato, Vezio Valente, salì sulla cima di un pino, dicendo che lì l’attendeva una Driade. Tutti, ridendo, gli rivolgevano battute licenziose. Ma egli rimase sconvolto perché dalla sommità dell’albero vide il luccicare delle corazze che arrivavano. Capì che quei soldati portavano la vendetta di Claudio e lanciò la voce: chi poteva fuggì all’istante e Silio si recò nel foro fingendo indifferenza. In un secondo tempo Messalina tentò di convincere Claudio che c’era stato un equivoco: che quello appena celebrato era il matrimonio finto e temporaneo. Ma Narciso rivelò a Claudio i nomi di tutti gli uomini con cui Messalina lo aveva tradito: erano centosessanta. Sebbene all’imperatore non fossero sfuggite certe scappatelle dell’ex moglie, portare sulla testa le corna di centosessanta uomini era davvero troppo. Messalina fuggì verso i giardini di Lucullo dove fu giustiziata. Fu ucciso pure il bel Caio Silio. Claudio, stanco di delusioni sentimentali e coniugali, disse che mai più avrebbe preso moglie, ma qualche mese dopo sposò Agrippina, madre del futuro imperatore Nerone. La saga della dinastia giulio-claudia, iniziata gloriosamente con Augusto, si avviava pian piano a concludersi in modo davvero tragico.
Ivo Flavio Abela
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