Non poteva mancare sul mio blog un testo dedicato a Maxime Qavtaradze, la cui storia - prima diffusa dalla CNN, poi rimbalzata da un blog all'altro - m'attrae parecchio (del resto è noto a chi mi conosce il mio interesse per la Chiesa Ortodossa). Il testo che segue è una traduzione alquanto adattata di quello diffuso dai blog in lingua straniera.
Maxime Qavtaradze vive davvero vicino al cielo. L'anziano monaco cinquantanovenne trascorre i suoi giorni in cima ad un pilastro roccioso in Georgia e percorre una scala di centotrentuno piedi per allontanarsi dalla sua altissima casa e farvi ritorno, come riferisce la CNN. Il fotografo Amos Chapple è salito sulla rupe per fotografare alcuni momenti della sua vita.
Da molto tempo la rupe di Katskhi è venerata dagli abitanti del luogo, sebbene sia disabitata all'incirca dal 1400. Quando alcuni scalatori vi salirono per la prima volta dopo secoli, cioè nel 1944, trovarono le rovine di una chiesa e le ossa (risalenti a seicento anni prima) dell'ultimo stilita che vi era vissuto. Si pensa che la tradizione degli stiliti sia iniziata nel 423, quando San Simeone il Vecchio scelse di vivere alla sommità di un pilastro roccioso in Siria per evitare le tentazioni del mondo, ma fin da allora tale pratica cadde in disuso.
Qavtaradze è comunque un devoto "moderno". Sebbene isolato, non è un eremita integrale se è vero che scende dalla rupe una o due volte alla settimana per dare consigli ai giovani che giungono, in cerca del suo sostegno, presso il monastero situato ai piedi della rupe stessa. Del resto una volta era uno di loro. Sebbene adesso egli abiti in cima al mondo, Qavtaradze ebbe la sua vocazione in una fase della sua vita in cui toccò letteralmente il fondo: era appena uscito dalla prigione. Vi aveva trascorso un periodo dopo essersi dato all'alcool e avere pure spacciato droga, come spesso fanno alcuni giovani.
Pronunciò i voti nel 1993 e lavora da quindici anni alla ricostruzione del complesso comprendente il monastero, la cappella e l'eremo, come narrano i produttori de «Lo Stilita», un documentario relativo a Qavtaradze e alla sua comunità. Si tratta di un film indipendente diretto da Stephen Riehl. Ecco alcune delle fotografie scattate da Chapple:
Qavtaradze osserva la vista dalla cima della rupe di Katskhi. Solitamente dice: «È qui in alto e nel silenzio che si può sentire la presenza di Dio» |
La rupe è alta circa quaranta metri |
Il suo posto preferito sulla rupe (talvolta il monaco può essere scorto da terra) |
Sergo Mikhelidze e un amico spediscono al monaco il pranzo mediante una carrucola |
L'interno della cappella che si trova in cima alla rupe |
Qavtaradze lavorava come gruista sotto il regime sovietico e dunque non ha mai temuto i luoghi alti, cosa che adesso gli torna particolarmente utile |
Il sole tramonta sulla chiesa e sul monaco |
La cripta sotto la cappella contiene le ossa dello stilita che nel corso del XV secolo scelse il luogo come propria sede |
Qavtaradze vuole che i suoi resti vengano posti nella stessa cripta, quando egli sarà morto (questi sono ovviamente i resti dello stilita qui vissuto nel XV secolo) |
Le montagne circondano la rupe che è considerata sacra fin dai tempi precristiani |
Qavtaradze davanti al suo modesto rifugio |
Tramonto sulla rupe |
Le fonti delle notizie fin qui riportate:
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Ivo Flavio Abela